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Pubblichiamo un'interessante intervista dell'ing. Luigi Rubinelli, Direttore R&S in Conforti e Presidente Anima Sicurezza, rilasciata alla rivista ESSECOME sull'utilizzo del contante, tema assai dibattuto non solo in tempi di crisi.

Ecco alcuni punti che vengono analizzati nell'intervista:
- limitazione libertà individuale garantita dalla Costituzione
- moneta elettronica: criticità Privacy
- tecnologia del pagamento elettronico: quanto è affidabile?

 

Nel dibattito sull'utilizzo del contante, pare consolidarsi la consapevolezza che, per quanto si diffondano le forme digitali di pagamento, rimarrà sempre in circolazione una quantità fisiologica di banconote. Quali sono, secondo lei, gli ambiti irrinunciabili di utilizzo del contante?

Sono convinto che il contante non potrà scomparire del tutto perché, principalmente, sarebbe un’insopportabile limitazione della libertà individuale garantita dalla nostra costituzione. Nel nostro ordinamento esiste la presunzione di innocenza e non vedo per quale motivo si debba privare del diritto di possesso e di utilizzo del contante la stragrande maggioranza di cittadini che, fino a prova contraria, è onesta.

Diverso è il problema della tracciabilità del denaro che rimane un aspetto tecnico che si può affrontare efficientemente senza eliminare il contante. Un secondo motivo riguarda i fornitori dei servizi digitali che consentono l’utilizzo della moneta elettronica. Queste società saranno (lo sono già) in possesso di tutte le informazioni che ci riguardano, profili, abitudini, posizioni, ecc. e, nonostante le leggi a tutela della privacy, saremo in balia di queste società che potrebbero manipolare le nostre capacità di libera scelta. Un terzo motivo, non meno importante dei precedenti, è l’affidabilità della tecnologia sulla quale si fonda la disponibilità del pagamento elettronico. Non basta dire che i sistemi sono sicuri e ridondanti, se manca l’energia elettrica in un quartiere nessuno compera il pane, le medicine, la benzina. Se il blackout interessa una città è facile capire cosa potrebbe succedere. Vogliamo attualizzare la situazione parlando di attacchi hacker o virus digitali che manderebbero in tilt tutto il sistema di collegamenti informatici? E poi, una tempesta solare o un incidente nucleare possono rendere inutilizzabili le tecnologie digitali e quindi…niente denaro. Sono eventi a cui non vogliamo pensare? Chi può dire che non accadranno. Sono catastrofico? Chi avrebbe mai pensato che il Coronavirus uscisse dai romanzi per minacciarci come sta accadendo. Stiamo vivendo in questi giorni la prova di quanto siamo esposti agli eventi che per noi sono nuovi solo perché mai accaduti a nostra memoria, ma già accaduti in passato e possibili nel futuro, soprattutto quelli legati alle moderne tecnologie a cui ci affidiamo sempre più inconsciamente nel nome della grande comodità e finta serenità che ci forniscono. Se affidiamo tutto il nostro potere di spesa ad una tecnologia, senza di questa non compreremo più il cibo, la benzina per muoverci e tutto quello che ci potrebbe servire. Se una città moderna, dove venga vietato l’utilizzo del contante, rimanesse senza energia elettrica per un giorno solo, in quel giorno nessuna comprerebbe nulla, nemmeno le medicine. È di esempio la tecnologica Svezia dove regna il “cashless” e dove oltre 4000 persone si sono fatte impiantare un chip sottocutaneo per facilitare i propri pagamenti; nel 2019 lo stato svedese ha distribuito un opuscolo nel quale si invitavano i cittadini a tenere una scorta di contante in casa per fare fronte a qualsiasi tipo di emergenza di natura informatica o altro che possa far collassare il sistema digitale nazionale. Spero che gli strateghi della sicurezza nazionale non siano così ciechi da sottovalutare un tale rischio per rincorrere gli evasori, limitando la libertà di tutti gli altri cittadini ed esponendo la società ad un rischio blackout. Nell’esperienza attuale pensiamo “per fortuna c’è connessione”, ma se il virus fosse digitale?

 

Quali sono i mezzi oggi disponibili per gestire il contante in modo sicuro e conforme alle normative fiscali e anti riciclaggio?

Trattenere del contante in casa non è reato e non ci sono limitazioni purché si possa dimostrarne la titolarità al possesso e quindi la provenienza. Se si decide in tal senso, è bene custodire anche i relativi giustificativi. È chiaro che i pagamenti in contante non implicano problemi di legalità se inferiori ai limiti consentiti dalla legge. Ripeto che il cittadino onesto non ha nulla da temere a spendere il suo contante secondo le regole. Mantenendo il contante in casa, si abbassa il rischio di cui parlavo prima, ma si incrementa il rischio di furto. Nella visione complessiva però questo rischio si riduce perché il valore totale del contante custodito privatamente è frazionato in una moltitudine di abitazioni. Penso che non serva tenere tanto contante nell’abitazione. Ognuno deve sentirsi tranquillo e, tanto o poco che sia questo valore, esistono soluzioni adeguate ad ogni rischio. Sistemi di allarme e casseforti di resistenza adeguata sono facilmente reperibili presso fornitori qualificati. L’importante è avere la consapevolezza che i propri rischi non sono uguali per tutti, ma si possono indentificare e ridurre ricorrendo alla professionalità di un esperto.

 

Nell'era del cybercrime, ci sono ancora gli "svaligiatori di casseforti"? Esistono forme di difesa adeguate?

Certo che esistono ancora gli scassinatori di casseforti e sono disposti a fare tanta fatica per scassinarle. Prima di approfondire vorrei sfatare il luogo comune che dice che non si deve far sapere di possedere una cassaforte come se questo fosse un indice di disponibilità economica oppure non far vedere che si ha l’impianto di allarme perché altrimenti il ladro lo sa e lo può manomettere. Non è così. Intanto l’idea di disponibilità economica risulta evidente da altri fattori facilmente osservabili, come il tenore di vita, l’automobile, i post sui social, ecc. È invece opportuno dotarsi delle soluzioni tecnologiche più idonee al proprio caso e renderle pure evidenti così che possano indurre l’effetto di deterrenza. Un sistema di allarme progettato bene, non si manomette. Una cassaforte di resistenza adeguata al tempo di intervento in caso di allarme, non sarà violata. Mi piace citare un esempio emblematico di un importante gruppo GDO, con molti punti vendita, che ha richiesto una cassaforte che resistesse per un tempo 50% superiore a quello che la vigilanza privata gli garantiva per contratto, convinto che nel medio termine la criminalità avrebbe dirottato le sue attenzioni altrove, visti gli insuccessi. Ad oggi, dopo 3 anni dalla prima adozione di queste casseforti, dopo vari tentativi di scasso e ma mai uno andato a buon fine, i tentativi di furto in questi negozi si sono ridotti enormemente. Vorrei concludere sottolineando che spesso non viene considerato che le casseforti non sono tutte uguali e che il grado di resistenza allo scasso varia da qualche minuto a molte ore. Si può scegliere.

 

L'intervista integrale può essere vista anche su: https://www.securindex.com/news/leggi/3269/il-denaro-contante-come-fattore-di-resilienza-nelle-situazioni-di-crisi